Pagine bianche

Il portico deserto nel centro di Bologna

Ieri mattina ha chiamato lo studio del mio oculista per riprendere un appuntamento cancellato dalla quarantena. Ho provato una sensazione di stupore. E’ come se mi avessero svegliato da un lungo letargo. L’idea di avere un orario da rispettare, prendere l’auto, cercare parcheggio, mettermi in una sala d’attesa e tutto il resto, mi ha messo inquietudine. Si deve proprio uscire? Ho bisogno di abituarmi gradualmente all’idea di tornare alla vita di “prima”, anche se non sarà come prima. Forse quello che si è provato in queste settimane di reclusione è stato un desiderio di ritornare alla normalità.

Come sarà la normalità? Nessuno può saperlo. Quel che ci aspetta sono tante pagine bianche sulle quali scrivere una nuova storia di sopravvivenza.

Quando tutto tornerà come “prima”, perderemo ciò che abbiamo avuto durante questa parentesi tragica, perderemo quel che ci ha forse compensato della sofferenza di una situazione traumatica. Abbiamo avuto una breve visione, dai nostri balconi di abitanti di questo mondo, di quello che c’è quando non ci siamo noi. Ciò che era invisibile è diventato evidente. L’acqua trasparente a Venezia, i delfini che nuotano numerosi e indisturbati, gli animali che timidamente si riprendono gli spazi che noi abbiamo sottratto loro. L’aria pulita che adesso respiriamo, e il colore del tramonto su un orizzonte mai stato così limpido.

La solidarietà tra esseri umani per lenire la sofferenza e tra scienziati per trovare l’antidoto che ci salverà, lo spirito di abnegazione, la capacità di sistemare un ospedale dedicato al virus in una settimana. L’operosità di reinventare un business che altrimenti morirebbe. La calma di lavorare, dando tempo a chi e cosa merita attenzione e dedizione, perché nessun minuto può essere sprecato. Nulla dies sine linea.

Questo vorrei che ci fosse nel dopo. E’ quasi un tributo in memoria di coloro che sono andati, spazzati via da uno scherzo della natura. Perché non vada sprecato niente di quello che (adesso) sappiamo essere possibile. Per scrivere le nuove pagine si possono fare errori, e correggerli. Ma sporcarle sarebbe non solo immorale ma anche distruttivo.

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