I riti dello stadio come quelli della tribù

Lo spettacolo indegno dell’Olimpico non è stato solo quello della sparatoria, in pieno stile Far West, con interpreti già noti alla Digos, e forse per questo in libertà con armi in pugno (e poi ci permettiamo anche di fare i moralisti sugli Americani).
Il fatto che si debbano spendere milioni di euro (presi dalle nostre tasche) per rendere “sicuri” un campo di calcio, una partita di un campionato che dovrebbe essere un felice passatempo, è già di per sé un’assurdità, e tralasciamo il dettaglio sui milioni che vengono utilizzati come bruscolini per il calcio-mercato, a mio parere non solo assurdo ma anche immorale, soprattutto in questo momento storico.
Poi che per certe persone sembri normale andare allo stadio come se si andasse in guerra dovrebbe essere materiale per i sociologi, forse per gli psichiatri. Ormai niente ci sembra più impossibile, anormale, sopra le righe. Ci stiamo anestetizzando perché la violenza, l’assenza di buon senso e logica sono così radicati in noi che tutto ci sembra possibile per il solo fatto che accade di frequente.
In televisione continuano a mandare in onda quelle immagini insultanti, con l’ultrà che sembra uno scimmione, appollaiato, con addosso una maglietta offensiva, in attesa dei capi-villaggio (l’ordine precostituito, quelli che dovrebbero proteggerci) che vanno a pietire una sicurezza che non sono in grado di ottenere, come in un rito tribale a noi sconosciuto. Lo scimmione a gesti richiama all’ordine il suo gruppo, segnala che è giusto quella sera comportarsi bene, senza invadere troppo il campo, ignaro della copertura che i giornalisti daranno a quel cerimoniale con tanto di interrogazione parlamentare e accorata risposta di Alfano (uno dei pochi che ancora sappia usare i congiuntivi).
Forse è giusto supporre che questi individui (lo scimmione con la sua tribù) abbiano molto tempo a propria disposizione e lo impieghino principalmente a concepire modalità di disturbo per gli “avversari”, trasformandosi in hooligans de noantri, facendo della violenza una professione e traendo una certa soddisfazione dal proprio narcisismo di periferia.
Perché i media continuano a dare risalto a certe personalità? Ad esempio, bastarebbe non citare più Berlusconi, un uomo ormai con il pannolone, nonostante il cerone e la dentiera buona, che parla ormai delle solite sue stupidaggini (oltre che del suo quadrupede) e dice –da grande farò grandi cose-.
Basta parlare di Casaleggio, del quale abbiamo finalmente capito il segreto e l’origine della sua “visione”. Una volta rimosso l’edema cerebrale sicuramente non ci infastidirà più con le sue previsioni apocalittiche. Basta anche del suo compare Grillo, un piccolo burattino sguaiato che come ex-comico fa piangere.
La mia lista sarebbe lunga ma per fortuna Morfeo mi reclama per portarmi in un mondo senza tribù, spero.

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